CASTELFERRETTI Insieme a Mattia Fratesi veste dall’età di sei anni la maglia biancorossa che, a parte una parentesi di pochi mesi, non ha più tolto. Il 31enne Michele Quercetti, castelfrettese doc, rappresenta il cuore pulsante dei frogs, l’anello di congiunzione tra passato, presente e futuro, oltre a una guida sicura per i tanti giovani presenti in rosa.

Michele, cosa rappresenta per te la Castelfrettese?

«La mia seconda pelle. Sono nato e cresciuto qui e sento forte l’appartenenza a questi colori. Dopo la trafila nel settore giovanile, gioco in prima squadra dal 2009: debuttai con Paolo Ulivi nella Coppa Italia d’Eccellenza e l’anno dopo il “Maghetto” Ferretti mi lanciò in Promozione. Da allora ho disputato undici campionati con una sola parentesi fuori, ma sempre all’interno del comune, alla Falconarese nel 2019».

Qual è il ricordo più bello?

«La salvezza in Promozione nel 2012, conquistata grazie al successo sul Fabriano nei playout. A metà campionato eravamo ultimi e sembravamo spacciati, ma con l’avvento di Busilacchi disputammo un ritorno da primi della classe e compimmo l’impresa con un grande organico, costruito in corso d’opera e composto da elementi del calibro di Principi, Santoni e Giovagnoli».

E quello più brutto?

«La retrocessione in Seconda Categoria nel 2019, avvenuta nei playout contro i Portuali Ancona. Fino a poche giornate dal termine eravamo in corsa per i playoff, poi accadde qualcosa d’inspiegabile. Dopo quella delusione incredibile sentii l’esigenza di cambiare aria, ma l’esilio durò poco».

Quale allenatore ti ha lasciato di più?

«Massimo Busilacchi mi ha insegnato tanto sotto gli aspetti dell’intensità e della metodologia. Con lui ci allenavamo di pomeriggio e ci sentivamo quasi professionisti. Non a caso disputammo un ritorno eccezionale cambiando marcia. Ricordo con affetto anche con Massimo Bartolini, con cui instaurai un ottimo rapporto. Con lui trascorsi un’annata splendida».

Quale sono i compagni con cui ti sei divertito di più?

«Dal punto di vista tecnico ricordo Alex Buonaventura ai tempi dell’Eccellenza, attaccante unico per qualità e colpi. Marco Principi è stato invece il mio punto di riferimento, mentre con Mattia Fratesi ho condiviso innumerevoli avventure: a livello calcistico siamo cresciuti insieme. Con quest’ultimo vorremmo tanto riportare la Castelfrettese nelle categorie dove si trovava quando abbiamo iniziato».

Come ti trovi con l’attuale staff tecnico?

«Molto bene perché ci alleniamo con un’intensità elevata. Ho ritrovato con piacere Yuri Bugari. Sette anni fa era alla prima esperienza da allenatore e svolgeva anche il ruolo di giocatore. Adesso ha acquisito tanto mestiere in più, oltre a una professionalità notevole. Con Mattia Principi ho combattuto tante battaglie da calciatore e adesso lo riscopro con piacere come viceallenatore».

E con la società?

«Negli ultimi anni ha compiuto passi avanti significativi nell’organizzazione e serietà. Ho visto dirigenze di tutti i tipi, anche presidenti che ci hanno abbandonato senza portare a termine la stagione. L’attuale, guidata da Augusto Bonacci, è sempre presente al campo e vicina alle nostre esigenze».

Ti senti una guida per i giovani?

«Avverto forte il dovere di aiutare, sia dentro che fuori dal campo, i tanti ragazzi alle prime armi che abbiamo in rosa. A ognuno provo a dispensare consigli per favorirne l’integrazione nel gruppo. Abbiamo una squadra forte e io stesso non sono un titolare inamovibile, ma cerco sempre di dare tutto anche se entro in campo per un solo minuto. Con il mio atteggiamento spero di essere un esempio per loro».

Qual è il tuo ruolo in campo?

«Non ho un ruolo fisso avendomi gli allenatori impiegato in qualsiasi zona. Con Gianfranco Giancamilli andai addirittura in panchina come secondo portiere in Promozione. Mi manca solo di fare la punta centrale. Sono un giocatore duttile, abituato a sacrificarmi in ogni posizione per il bene del collettivo».

La tua famiglia asseconda la tua passione?

«La mia compagna Giulia mi supporta in ogni occasione e insieme stiamo affrontando una nuova bellissima esperienza. Da pochi mesi siamo diventati genitori di uno splendido bimbo, di nome Mathias, che ha sette lettere come il mio nome e come il mio numero preferito. Diventerà di sicuro più forte di me nel giocare a calcio».

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