CASTELFERRETTI Il match di sabato contro il Colle 2006 avrà un sapore particolare per il difensore Eneo Pjetri. All’andata si rivelò tra i migliori dell’undici dorico che diede filo da torcere alla Castelfrettese fino all’ultimo minuto. A distanza di quattro mesi, le due compagini torneranno ad affrontarsi al Fioretti e il 22enne gigante albanese si troverà dalla parte opposta, avendo sposato a metà gennaio il progetto del club biancorosso.

Eneo, cosa ti ha spinto a cambiare maglia a stagione in corso?

«La volontà di disputare un campionato di vertice. Dopo l’addio di mister Arno, che mi aveva voluto fortemente la scorsa estate, ho deciso di lasciare il Colle 2006, dove ho segnato quattro reti da difensore, intraprendendo una nuova avventura. La Castelfrettese mi ha prospettato un progetto stimolante e le ottime referenze su Bugari, mister che predilige il bel gioco cercando l’impostazione da dietro come piace a me, hanno fatto la differenza».

Come ti trovi con i nuovi compagni?

«Benissimo avendo scoperto un gruppo molto unito che ha agevolato dal primo giorno il mio inserimento. Dispiace di aver giocato solo due partite a causa dell’infortunio al metatarso e di non aver ancora potuto dare un aiuto concreto. Restano però nove partite alla conclusione del campionato, in cui cercherò di fornire un contributo prezioso per raggiungere il traguardo che ci siamo prefissati».       

Da quanti anni sei in Italia?

«Da quando avevo 15 anni. Sono a nato a Puke nella provincia di Scutari in Albania e lì iniziai a giocare a calcio nello Shkoder, uno dei vivai più qualificati della nazione che ha sfornato tanti talenti. Grazie a mia zia, con cui ho sempre avuto un ottimo rapporto, mi trasferii ad Ancona, dove terminai gli studi conseguendo il diploma».        

In quali squadre hai militato?

«Appena sono arrivato mi unii alla Nuova Folgore, dove per i primi tre anni mi allenai e basta per problemi burocratici. Una volta risolti, disputai con la stessa società prima il campionato Allievi Regionali poi la Juniores venendo aggregato presto alla prima squadra. La stagione successiva iniziai con l’Osimo Stazione e proseguii con la Falconarese, ma la pandemia fermò tutto. Lo scorso campionato militai in Prima Categoria nella Vadese, società blasonata dove ho vissuto un’avventura meravigliosa che rimarrà per sempre nel mio cuore, come la sua tifoseria».   

Quali sono i tecnici che ti hanno lasciato di più?

«Francesco Pulpito e Marco Arno. Il primo mi ha dato tanto alla Nuova Folgore sia sotto l’aspetto tattico che sotto il profilo umano, aiutando me e la mia famiglia anche nella regolarizzazione dei documenti. Il secondo mi ha allenato prima alla Falconarese poi al Colle 2006 insegnandomi i movimenti difensivi e a non buttare mai via la palla. Proprio quello che ho ritrovato qui alla Castelfrettese con Bugari e il suo staff che hanno una professionalità e un’intensità in allenamento incredibili. Importante nel mio percorso anche Corrado Saltarelli, esperto uomo di calcio, che mi guida nelle scelte».       

A quale giocatore t’ispiri?

«A Sergio Ramos del Paris Saint-Germain. Guardo tutte le sue partite e osservo nel dettaglio ogni movimento in fase difensiva e nell’impostazione della manovra da dietro. La sua personalità e il suo modo di gestire la palla mi affascinano».       

Cosa significa per te il calcio?

«Non è un semplice hobby, ma rappresenta il centro del mio mondo. Oltre a giocare, sono istruttore di giovani calciatori e cerco d’insegnare loro l’importanza di questo sport. Sono tanto ambizioso e mi piacerebbe arrivare a certi livelli. Per questo do tutto me stesso in ogni allenamento e in ogni partita. Sono arrivato alla Castelfrettese perché ha la mia stessa ambizione. Insieme proveremo a crescere».       

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