Esperienza e professionalità al servizio della compagine biancorossa. A dare gas alla Castelfrettese provvede il preparatore atletico Glauco Simonetti, 70 anni da compiere il prossimo 11 gennaio, di cui 37 trascorsi nel calcio al servizio di tanti allenatori che si sono avvalsi della sua competenza per far correre forte le rispettive squadre. Con il mister Yuri Bugari ha ricomposto a distanza di cinque anni un connubio che aveva prodotto risultati significativi alla Jesina in Serie D con l’obiettivo di ottenere nuovi soddisfazioni in biancorosso.
Glauco Simonetti, da quando opera nel calcio?
«Dal 1985, quando iniziai ad allenare nelle giovanili della Vigor Senigallia. Tre anni dopo affiancai Maurizio Marchini e lì scattò il mio percorso da preparatore atletico per un totale di ventiquattro stagioni trascorse alla Vigor».
Quali sono state le altre avventure?
«Per due anni ho avuto il piacere di lavorare al Fano in Serie C2 per un’esperienza tra i professionisti molto gratificante. Sono stato inoltre due stagioni alla Jesina e altre due all’Anconitana. Ho avuto la fortuna di operare sempre in piazze importanti e in società blasonate che mi hanno regalato notevoli gioie».
Con quali allenatori ha collaborato?
«Alla Vigor ho affiancato i vari Marchini, Bonetti, Trillini, Morganti, Conti, Giuliani, Clementi e Alessandrini. A Fano ho lavorato con Morganti, alla Jesina con Bugari e all’Anconitana con Lelli. Con tutti ho sempre operato al meglio mantenendo ottimi rapporti. L’unico con cui non ho legato è stato Amaolo, attuale tecnico del Pineto, con il quale alla Vigor non riuscimmo a instaurare un buon feeling».
Quali sono le soddisfazioni più belle che ha provato?
«Rimarranno per sempre impressi nella mente i tre campionati vinti. Due con la Vigor: nel 1991, quando centrammo con Sauro Bonetti l’Interregionale grazie al trionfo nello spareggio di Falconara contro l’Osimana, e nel 2011, quando venimmo promossi con Aldo Clementi in Eccellenza. E uno con l’Anconitana nel 2018, quando stravincemmo con Marco Lelli la Prima Categoria a suon di record nell’anno della
ripartenza. Indimenticabili anche le tante sofferte salvezze al fotofinish con la Vigor, con cui nel 2019 ho
trionfato anche nel campionato Juniores Regionale».
Possiamo affermare che lei non è solo un preparatore atletico?
«Verissimo. Ho anche il patentino di allenatore, compito che ho svolto con la Vigor nel settore giovanile e per sei mesi in prima squadra. Era la stagione 2005/06, quando vennero esonerati prima Fermanelli poi Fontana. Subentrai in una situazione molto complicata e dal fondo riuscii ad attuare un’esaltante rimonta verso la salvezza in Eccellenza, conquistata battendo la Falco Acqualagna nello spareggio di Fano».
Dopo quell’impresa come mai non continuò ad allenare?
«Ne avevo la possibilità, ma preferii tornare al mestiere che penso di svolgere meglio. Da mister bisogna pensare a tante cose e possedere competenze maggiori rispetto a quelle che ritengo di avere, specie in categorie più elevate come l’Eccellenza o la Serie D».
Cosa l’ha spinta ad accettare la Prima Categoria e la proposta della Castelfrettese?
«La presenza di Yuri Bugari che ho visto crescere come giocatore e che ho affiancato alla Jesina quando intraprese il cammino da allenatore. A giugno mi contattò e accettai con entusiasmo la proposta di seguirlo: noi due ci capiamo al volo e vediamo il calcio allo stesso modo. Quando mi incontrai con il presidente Bonacci capii subito la bontà del progetto della società e a distanza di mesi posso dire di aver fatto la scelta
giusta».
Come si trova in biancorosso?
«Benissimo perché ho la fortuna di lavorare con un gruppo di ragazzi che mi seguono, credono nel programma che noi tecnici proponiamo e si applicano con grande intensità. La rosa ampia ci dà la possibilità di operare al meglio».
Da dove nasce la definizione di highlander?
«Forse perché rimango in forma svolgendo esercizi fisici insieme ai giocatori e tenendomi allenato con la bicicletta spinning. Ho sempre svolto attività fisica e non intendo certo interromperla alla soglia dei 70 anni».
Come mai tutti la chiamano prof?
«Perché sono stato professore di educazione fisica, lavoro che ho svolto nelle scuole medie ad Ancona, Collemarino, Jesi e per quattordici anni a Ostra. Da sette sono in pensione e mi dedico al mestiere di nonno del piccolo Elio che mi dà tante soddisfazioni come l’attività di volontario al fianco di mio figlio nel laboratorio di arte terapia per ragazzi disabili, ai quali sono molto legato. Si tratta di un’esperienza
meravigliosa che mi sta arricchendo tanto».

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