CASTELFERRETTI È l’uomo simbolo della Castelfrettese con cui ha totalizzato oltre duecento presenze in dodici campionati e ha disputato quattro categorie (dall’Eccellenza alla Seconda), dopo aver svolto l’intera trafila nel settore giovanile. Dai suoi piedi partono tutte le manovre della formazione biancorossa che ha iniziato con il piede giusto il girone B di Prima Categoria, tanto da occupare il primo posto insieme alla Filottranese con 14 punti in 6 giornate. Il centrocampista Mattia Fratesi, 31 anni, rappresenta il punto fermo dentro e fuori dal campo, la certezza dalla quale la società del presidente Augusto Bonacci riparte ogni stagione per costruire organici competitivi.

Capitano, da quando giochi in prima squadra?

«Dall’età di 17 anni. Mi lanciò mister Gianluca Fenucci: debuttai nel 2008 in Eccellenza nella sfida vinta per 1-0 contro il Piano San Lazzaro. La settimana dopo fu la mia prima da titolare nel match di Urbino, finito 0-0. In quella stagione, da fuoriquota, giocai quasi sempre segnando anche due gol. Fu una grande esperienza, con la squadra del mio paese, in un campionato prestigioso, che da piccolo seguivo ogni domenica al Fioretti».

Hai sempre militato nella Castelfrettese?

«A parte due piccole parentesi con la Dorica Torrette nel 2011 e con il Cupramontana in Prima Categoria nel 2013. Ho giocato anche con il Castelferretti Calcio in Terza Categoria per motivi lavorativi, ma dal 2015 ho sempre vestito il biancorosso».

Quali allenatori ti hanno insegnato di più?

«Su tutti cito Gianluca Fenucci, che mi ha fatto esordire in prima squadra. Mi sono trovato bene anche con Paolo Ulivi, da cui ho appreso tanto».

Quali sono i compagni più forti con cui hai giocato?

«Simone Bellagamba, Alex Buonaventura e Marco Principi. Con “Carota” ho condiviso tante stagioni e mi ha aiutato tanto. Non è stato solo un compagno di squadra, ma un grande amico. Lo è tuttora e con lui mi confronto spesso».

Qual è stato il momento più brutto?

«La retrocessione in Seconda Categoria nel 2019. Per me che ho vissuto i fasti dell’Eccellenza è stata una delusione grande, per fortuna durata poco perché l’anno successivo siamo subito risaliti in Prima».

Quanto vale per te questa maglia?

«Significa tutto. Abito a Castelferretti e scendo in campo solo ed esclusivamente per la maglia. Prima di smettere, sento il dovere di contribuire a riportare questa società nei palcoscenici dove si trovava quando iniziai a giocare».

Hai difetti?

«Faccio pochi gol. Ne ho segnato uno nel 2020 e uno splendido la scorsa stagione a Monserra: un siluro da trentacinque metri che non servì purtroppo per evitare la sconfitta. E pensare che da giovane realizzai quattro reti in due stagioni in Eccellenza. Devo proprio migliorare questo aspetto».

Cosa pensi dell’attuale società?

«È composta da tante persone che mi hanno visto crescere e che ci sono vicine in qualsiasi momento. Provo solo stima e ammirazione per loro».

E dello staff tecnico?

«Non è facile sentirsi professionisti tra i dilettanti. Con mister Bugari, il vice Mattia Principi, il preparatore atletico Simonetti e il mister dei portieri Gambadori mi sento così».

Qual è il tuo giudizio sull’organico?

«È uno dei gruppi più forti con cui abbia mai giocato, formato da un bel mix tra giocatori esperti e giovani di ottime prospettive. Siamo molto uniti ci troviamo bene insieme: questa dovrà rappresentare la nostra forza.

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